Museo del Baco da Seta

Il Museo del Baco da Seta, collocato in una vecchia filanda, documenta, attraverso strumenti ed attrezzature, pubblicazioni, manifesti, filmati e foto storiche, una delle principali attività economiche operanti nel territorio di Vittorio Veneto dalla fine del XVIII secolo ai primi decenni del XX.

La bachicoltura, la trattura della seta e l’industria del seme bachi infatti raggiunsero qui livelli di avanguardia in campo nazionale, costituendo per molti decenni la prima attività produttiva della zona e garantendo l’occupazione sia maschile sia, in prevalenza, femminile. Il Museo intende quindi restituire alcune tracce di queste memorie, personali e collettive, e del complesso mondo agricolo, industriale, scientifico e sociale che ruotava intorno a tale attività.

L’allevamento del baco ha dato vita nel distretto Vittoriese ad un vero e proprio settore industriale che comprendeva stabilimenti bacologici e filande. Tuttavia la filatura della seta, come di altre fibre tessili, rimase un’attività prettamente domestica o protoindustriale fino alla fine del XVIII secolo quando sorsero i primi grandi stabilimenti di trattura, ossia la lavorazione dei bozzoli.

L’attività tessile nel mondo contadino “era competenza antica della donna e si intrecciava strettamente con i suoi compiti domestici e con il lavoro agricolo”. Nei casolari di campagna, sotto il porticato, nelle stalle o a cielo aperto, le donne filavano e tessevano: seta, lana, canapa.
La lavorazione della seta si trasformò da attività artigianale e domestica ad attività industriale dando avvio all’industria serica. I primi grandi stabilimenti meccanici di filatura di Vittorio Veneto furono sviluppati all’inizio dell’Ottocento. Le filande più antiche furono: Paludetti e Calbo-Crotta. Le filande sorgevano tutte lungo il corso del fiume Meschio, da Savassa a San Giacomo.
Dal censimento industriale del 1876 risultavano funzionanti a Vittorio Veneto 10 filande con un totale di addetti pari a 763 donne, 86 fanciulli, 21 uomini.
La schiacciante abbondanza di forza lavoro femminile trova ragione in alcuni motivi di fondo: il primo è la naturale inclinazione della donna per l’attività tessile data l’abilità delle sue mani; in secondo luogo, la società rurale forniva abbondanza di lavoratrici donne.

Il Museo restituisce alcune tracce di queste memorie personali e collettive, per raccontare alle nuove generazioni e ai visitatori esterni il complesso mondo agricolo, industriale, scientifico e sociale che per lungo tempo è ruotato attorno a questo insetto così utile.

Materiale di grande interesse, già appartenuto a privati ed a imprese che avevano operato nel campo bacologico, è stato riunito e ora trova collocazione ideale in una vecchia filanda, uno dei complessi industriali più consistenti e più antichi di Vittorio Veneto e attuale sede del Museo.

Condividi
Facebook
WhatsApp
Twitter
Telegram
Potrebbe interessarti

Iscriviti alla Newsletter!