Chiesetta di San Giorgio

Un gioiellino nascosto ma facilmente raggiungibile dal centro di Ormelle. La chiesetta di S. Giorgio val bene una visita.

Un’ultima cena che vi farà chiedere se siete davanti a un dipinto di Giotto tanto è la sua bellezza. Gesù e gli apostoli mangiano gamberi e bevono vino rosso, due prodotti del territorio. Da non perdere. Nel silenzio della campagna tra Ormelle e San Polo di Piave, in località San Giorgio, si erge l’omonima chiesetta. La porta è aperta. Entrando in silenzio lo sguardo è subito catturato dall’ “Ultima Cena” dipinto con maestria da Giovanni di Francia nel 1466. Prima di descrivere quest’opera che per la simbologia e la tecnica pittorica può sicuramente essere annoverata tra le migliori dedicate a questo tema, bisogna fare un passo indietro nel tempo. Dall’iscrizione in latino, sotto l’ “Ultima Cena” si evince che gli affreschi furono commissionati all’artista con chiara volontà degli abitanti di allora (HOC OPUS). La stessa volontà è ritornata a vivere quando nel 1974, gli abitanti della frazione di S. Giorgio espressero la ferma volontà di restaurare questa straordinaria opera, assieme ovviamente alle altre presenti nella Pieve.

Emblematico il discorso che fece uno dei promotori di questo restauro, il maestro Ircano Zanet, il quale, durante una pubblica manifestazione, culminata con un concerto, tenutasi il 9 novembre del 1973, sollecitò l’intervento dello Stato, ma non solo, allargandolo a tutti e motivandolo con parole che fanno riflettere. E’ il caso quindi di domandarci se in una saggiamente ordinata gerarchia di valori non trovi posto (e magari anche un piccolo palco d’onore) la conservazione e quindi il restauro di questa chiesetta di S. Giorgio, che, in armonia di linee e con il linguaggio del colore, ci avvicina e ci rende partecipi alla vita degli antichi padri, che in questa terra operarono in fede e civiltà.

I nostri antenati quindi attraverso la realizzazione di questi affreschi nella loro chiesetta dimostrano quella sensibilità all’arte, coniugata alla fede, che in molti non si sarebbero aspettati. I veneti, dipinti troppo spesso come rozzi lavoratori e negli stereotipi, più portati ad alzare una vanga o un bicchiere di vino, dimostrano al contrario una sensibilità verso l’arte che li nobilita e ci rende fieri di appartenere a questo grande popolo.

L’opera è di una semplicità veramente disarmante.. I dodici apostoli sembrano chiacchierare tra di loro con la cordialità che è solita di amici seduti alla stessa tavola. Diversamente da altre opere più famose i commensali sono in piedi. L’unico seduto, e volutamente imbruttito è Giuda che appare più piccolo degli altri. I particolari sul tavolo arricchiscono l’opera d’arte con la oggetti e cibo di comuni, che ci avvicinano ancora di più a una figura del Cristo famigliare, consueta, vicina al quotidiano. Gli altri tre riquadri devozionali presenti nelle pareti della chiesa ritraggono “La Madonna con bambino in trono e San Francesco d’Assisi”, “San Sebastiano e San Bernardino da Siena”, “San Giacomo Maggiore e Sant’Antonio Abate” ad opera dello stesso autore e datati nello stesso anno, il 1466.

Una chiesetta che vale sicuramente la pena visitare e che pur essendo geograficamente collocata nel comune di S. Polo di Piave, si raggiunge in un paio di minuti dal centro di Ormelle.

Pio Dal Cin

(foto Pio Dal Cin)

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