Castelfranco Veneto

Castelfranco Veneto, la ricca – La grande pittura di Giorgione la identifica nella sua componente culturale; le ville, antiche e moderne, ne punteggiano il territorio; il borgo medievale chiama al passeggio, fra la torre civica, villa Bolasco, il sinuoso corso del Muson e il gioiello del teatro accademico. (A.Zaltron)

Castelfranco, città veneta sorta alla fine del XII secolo e’ da sempre cerniera fra Padova, Treviso e Vicenza. Terra di passaggio e di fiorenti interessi mercantili è tuttora, memore della colonizzazione romana grazie alla via Aurelia, ponte fra Asolo e Padova, e la via Postumia.In pieno Medioevo, dove vigeva la legge dei comuni, i Trevigiani edificarono, su un precedente avvallamento romano, il primo avamposto atto ad arginare le incursioni di padovani e vicentini. Castelfranco Veneto deve il proprio nome al castello ‘franco’ (esente) da imposte per i suoi primi abitanti-difensori. Il Castello, possente quadrato di rossi mattoni a pianta quadrata circondato da un’ampio fossato, fu eretto fra il 1195 e il 1199 sopra un preesistente terrapieno. L’antica città murata di Castelfranco non conserva ormai alcunché del suo vecchio profilo guerriero, e il Castello è oggi il suo salotto, nel quale fa accomodare con molta cordialità i suoi ospiti, mostrando i suoi gioielli.

Già nei primi decenni del Trecento, sul lato orientale, si sviluppa il primo nucleo dell’abitato (BastiaVecchia), strumento anch’esso di difesa dotato di un ospizio per poveri e viandanti.
Città murata per sua stessa definizione, conserva quasi integralmente la cinta muraria e le sei torri che si innalzano ai quattro angoli e nei punti mediani di oriente e meridione.
Città di commerci fin dall’origine e sede di un antico mercato di granaglie e bestiami, attivo sino alla metà del secolo scorso; fu centro, in passato, delle più svariate attività artigianali e snodo ferroviario di primo livello dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri.
Fu sede di podesteria veneziana dal 1339 al 1797 e patria, tra il XVII e il XVIII secolo, di uomini di scienza (Jacopo, Giordano e Vincenzo Riccati), di architetti (FrancescoMaria Preti) e musicisti (Agostino Steffani) di larga fama. Castelfranco Veneto è universalmente nota soprattutto per aver dato i natali a una delle figure più straordinarie ed enigmatiche della storia della pittura: Giorgione (1478-1510), genio misterioso della luce e del colore.

All’interno del Castello si possono visitare il Teatro Accademico, progettato dall’architetto Preti e costruito a partire dal 1754. Il teatro non è solo un gioiello di storia ma anche il centro della città, il punto di riferimento della vita civile dei castellani. Punto di orgoglio dei cittadini, presenta una platea prima di inclinazione, simbolo dunque di progresso e modernità. Sempre all’interno delle mura, vi è un altro monumento di forte interesse: il Duomo, progettato anch’esso dall’architetto Francesco Maria Preti. Fu edificato a partire dal 1723 sul luogo in cui sorgeva la chiesa antica “di dentro”, dedicata a S. Maria Assunta e a San Liberale. Di stampo romanico e fatiscente, fu abbattuta. Il Duomo fu aperto al pubblico solo nel 1746 ed era ancora privo di facciata che venne realizzata nel 1893. Il Duomo di Castelfranco accoglie la famosa Pala del Giorgione intitolata “Madonna col bambino”.

Nel territorio di Castelfranco si produce il ‘radicchio rosso variegato’, un’altra famosa varietà di questo prelibato ortaggio, simile ad una rosa di petali screziati, dal sapore dolce. Si può apprezzare poi la ‘fregolota’, un dolce secco. Castelfranco è sede di rinomate industrie dolciarie. I ristoranti della zona offrono nel contempo altre gradevoli specialità (in diverse trattorie si possono assaggiare menù a base di carne di cavallo, o di anitra e cacciagione) che variano col mutare delle stagioni.

La CINTA MURARIA

Le mura,le torri e il fossato sono quanto rimane di una complessa macchina da guerra allestita, secondo la tradizione, alla fine del scolo XII, ma sottoposta a completamenti e rinforzi durante tutto il secolo XIII. Per prime si innalzarono le quattro torri d’angolo, cui seguirono le mura.

Al castello si accedeva attraverso due porte (“di Treviso”, a est, e “di Cittadella”, a ovest), provviste di sarasinesche e ponti levatoi (sostituiti nel XVI secolo da ponti in muratura), e da due “posterle” (accessi pedonali), uno a sud, l’altro a nord.

Le mura, alte circa m 17 e spesse circa m 1,70, sono prive di fondazione. Poggiano, infatti, su un basamento realizzato con la tecnica della muratura a secco. Il camminamento di ronda (dove si è conservato) sporge per m 1,75, sostenuto da archetti appoggiati su mensole in pietra.
La guerra di Cambrai (1509 – 1517) svela l’inadeguatezza militare del castello, incapace di reggere alle nuove tecniche di assedio e ai tiri di artiglieria. Si abbattono o crollano alcuni tratti di mura; i terrapieni esterni sono ridotti a coltura dai privati.
Nell’Ottocento, il castello, sfuggito alla demolizione (progettata alla fine del secolo precedente),assurge a simbolo della città.
Tra il 1865 e il 1869, si rifanno i ponti della Salata (di fronte alla torre civica) e dei Beghi (verso il mercato) si costruiscono il passeggio, intitolato a Dante, e i giardini pubblici sul lato verso la torre nord-est, detta di Giorgione per la sua collocazione a ridosso del monumento al grande pittore, innalzato nel 1878.

Entrando nel Castello attraverso la porta principale, sopra la quale troneggia un Leone di S. Marco del 1499, e proseguendo all’interno delle mura, si arriva nella piazza del Duomo.

Il DUOMO

La chiesa è l’opera prima dell’architetto Francesco Maria Preti, ma anche l’opera riassuntiva e più alta della sua vasta produzione progettuale, nella quale sono espresse tutte le sue teorie architettoniche, successivamente riprese in altre chiese della zona. Il Preti assume come modello di riferimento la palladiana chiesa del Redentore di Venezia e fors’anche la veneziana chiesa dei Gesuati. All’interno del nuovo tempio, l’architetto applica le sue teorie, in primo luogo la media armonica proporzionale, cosicché l’altezza dell’unica e luminosa navata è media armonica tra la sua lunghezza e larghezza.

La costruzione del Duomo non comportò solo la demolizione di un tratto di cinta muraria, ma anche l’abbattimento dell’antica chiesa romanica “di dentro”, sacrario di memorie storiche cittadine, irrimediabilmente perdute insieme all’originaria cappella Costanzo.
Oltre alla Pala di Giorgione, il Duomo conserva numerose opere d’arte. Tra le altre: la pala del coro, con la Discesa di Cristo al limbo di Giovanni Battista Ponchini (circa 1500 -1570), collaboratore del Veronese, e, al lato destro, il Martirio di S. Sebastiano di Palma il Giovane (1544-1628), l’altare dell’Assunta (abside della crociera) dello scultore Giuseppe Bernardi detto il Torretto (1694 -1773).
Nella stupenda quadreria della Sacrestia si possono ammirare sette frammenti degli affreschi che Paolo Caliari detto il Veronese (1528-1588) eseguì per la villa Soranza di Treville, demolita all’inizio dell’Ottocento.

La CASA di GIORGIONE

Adiacente al Duomo si trova la casa Marta-Pellizzari, più comunemente conosciuta come Casa di Giorgione, non per una sicura appartenenza al maestro ma per la presenza al primo piano di un affresco a lui attribuito: il Fregio delle arti liberali e meccaniche. L’edificio, il cui nucleo originario risale al XIV secolo (ampliato tra XV e XVI), conserva fregi decorativi cinquecenteschi e alcuni affreschi con scene bibliche e di paesaggio riferibili alla scuola veronesiana del XVI secolo.

Il MONTE DI PIETA’

L’attuale palazzo del Monte di Pietà, progettato dall’ingegnere Luigi Benini di Castelfranco, risale al 1825-1826. A metà ‘800, la povertà dilagante nella città e nel territorio impose la costruzione di nuovi magazzini ove depositare il numero sempre crescente di pegni non preziosi (suppellettili domestiche, indumenti, ecc.).
Tra il 1865 e il 1869, su progetto dell’architetto Michele Fapanni, si edificarono le ali e la casa del custode che chiude, ad ovest, la corte interna.
Restaurato in tre diverse fasi, il palazzo ospita dal 1965 la Biblioteca Comunale, ricca di oltre 100.000 volumi, tra cui numerose opere rare e di pregio. Alla Biblioteca è annesso l’Archivio Storico Comunale (circa 7.000 volumi, registri e buste, risalenti al periodo compreso tra il sec. XV e il 1950).

Al centro del castello, il Palazzo municipale, costruito tra il 1879 e il 1880, sorge sul luogo della quattrocentesca residenza del podestà veneziano. Sotto il portico del Municipio si apre l’Oratorio della Beata Vergine delle Grazie.

Il TEATRO ACCADEMICO

In via Garibaldi troviamo il Teatro Accademico, progettato intorno al 1746 da Francesco Maria Preti per ospitare riunioni della Società degli Accademici, e costruito tra il 1754 e il 1780, considerato uno dei teatri più belli d’Italia. Nel corso del XIX secolo fu sede dell’Accademia dei Filogolotti e verso la metà del secolo fu ristrutturato.
L’originalità dell’edificio consiste nella sua duplice funzione di teatro diurno (per le riunioni degli Accademici) e notturno (per rappresentazioni teatrali) e nella sua ottimale acustica raggiunta mediante l’applicazione della regola della media armonica proporzionale.
Tutto l’interno, nel progetto originario pretiano, risponde a canoni matematici: il quadrato della platea, il semicerchio dei palchetti, il cubo della sala, i rettangoli uguali delle logge e del proscenio.
Nel corso della ristrutturazione ottocentesca (promotore il conte Francesco Revedin), si eliminò l’originario zoccolo a bugnato rustico, si rettificò la linea sinusoidale delle tre file sovrapposte di palchi e si rifece il soffitto, affrescato dal pittore Sebastiano Santi con l’allegoria raffigurante L’immortalità assisa tra la Virtù e la Gloria che dispensa serti di alloro e letterati, scienziati ed artisti nati a Castelfranco.Il 9 ottobre 1858, la sala, rinnovata nelle forme attuali, fu solennemente inaugurata dal Trovatore di Giuseppe Verdi.
ORARIO VISITE: Martedi, Mercoledì e Giovedì ore 08.30-12.30. Sabato e Domenica: solo in occasioni di manifestazioni. Info: Tel.  +39 0423.494500 .

Da via Garibaldi si accede al Vicolo Paradiso, dove si trova il Conservatorio “Agostino Steffani”, che ha sede nella Casa Barbarella, poi Angaran (sec. XVI).

Piazza GIORGIONE

La piazza del mercato, ora Piazza Giorgione, un tempo utilizzata per il raduno del bestiame, era dotata di tre pozzi. I portici vennero situati di fronte alle case. La sua ampiezza era singolare per una città di origine medioevale.
Oggi nelle mattine di Martedì e di Venerdi vi si svolgono caratteristici mercati. Insieme al Corso, la piazza è il cuore della città.
Alla sua estremità occidentale sorge Villa Andretta, di fronte alla quale, un tempo, si svolgeva la compravendita dei suini. Frutta e verdura erano invece venduti lungo il perimetro della Bastia fino al Ponte della salata (di fronte alla Torre Civica).
Nella piazza sorsero un tempo le case dominicali dei nobili Gradenigo, dei Piacentini, dei Barisan. Il lato orientale è limitato dalle acque del Musonello, dai giardini pubblici e dalle mura del Castello. Palazzo Piacentini, divenuto l’Hosteria della Spada, divenne celebre come ritrovo di forestieri e mercanti. La sua facciata è decorata da affreschi risalenti al XVI secolo. Il mercato fu sottoposto al controllo della Repubblica Veneta. Nel 1420 venne edificato una loggia per la copertura e contrattazione delle biade, detto Paveion, il cui uso pubblico, ricordato da una serie di antiche iscrizione, perdura tutt’oggi.

Il CORSO

Corso XXIX Aprile, la via principale della città, è delimitata a est dagli edifici della Bastia Nuova, sbarramento di case edificate nel XIII secolo per aumentare la difesa di Porta Franca (davanti), fulcro della fortezza.

A partire dal XV secolo le abitazioni di legno fecero posto agli edifici in muratura con porticato. Degno di nota è il Palazzo Pulcheri, ora Bordignon Favero (sec. XVIII). Palazzo Soranzo Novello, dello stesso periodo, presenta una elegante struttura architettonica ed è arricchito da raffinate decorazioni in stucco: nelle sue sale sono conservate tele di S. Ricci (XVIII secolo) e di L. Carlevarjis (XVIII secolo).
Sulla facciata di Palazzo Spinelli Guidozzi sono rappresentate le vicende di Diana e Atteone e del Ratto di Europa in un ricco complesso decorativo attribuito alla scuola del Veronese. L’edificio è posto al centro della città di fronte alla Torre Civica.

La facciata di Palazzo Bovolini Soranzo è affrescato con Le fatiche di Ercole, datata a pittore di scuola mantegnesca di fine XV secolo.
I giardini, le mura di levante, il fossato e il Passeggio Dante, circondato da statue, donano al luogo un tocco di raffinata bellezza.

VILLA REVEDIN BOLASCO

Il conte F. Revedin eresse sui resti di due preesistenti palazzi decadenti, tra il 1852 e il 1865, la propria residenza affidando il progetto all’architetto G.B. Meduna.
Il cortile nobile della villa di forma rettangolare costituisce il raccordo tra la parte dominicale, le due ali e la scuderia. Nell’aprile del 1865 le sale del palazzo, affrescate da G. Casa, furono aperte a sontuose feste. Il pittore che allestì la grande sala da ballo affrescò sui soffitti uno squarcio di cielo dove raffigurò Il trionfo della musica e la danza delle ore.

Il Meduna realizzò un elegante scalone, in forma di nastro, che si allaccia, tramite una loggia, alla mezza circonferenza del soffitto, trapunto a ventaglio. Revedin ordinò che i cavalli avessero dodici stalli con singoli canestri per il fieno e vasche di marmo, creando con fiera ostinazione una scuderia di rara bellezza. Il giardino venne creato alla maniera inglese, realizzando canali, laghi e collinette. Numerose varietà di specie vegetali, buona parte esotiche, arricchirono gli oltre 80.000mq del Parco. I Rinaldi, subentrati nella proprietà ai Revedin, affidarono all’architetto Antonio Caregaro Negrin l’incarico di proseguire la sistemazione del Parco. Egli eresse su un’isoletta del lago la preziosa serra arcuata in stile moresco, in posizione obliqua rispetto alla facciata della villa, e nel 1878 creò la loggetta ottagona con tetto a pagoda, slanciata nell’alto da un acutissimo stelo. Le statue di O. Marinali (XVII secolo), provenienti dall’ antico giardino dei Corner, furono raccolte in un anfiteatro costruito per la cavallerizza. Solo il Parco è oggi aperto al pubblico.

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