Villa Emo si trova nei pressi di Fanzolo, a Vedelago, nella campagna attraversata dalla statale 53 Postumia, che collega Vicenza a Treviso toccando i centri di Cittadella e Castelfranco.
Il committente è Leonardo Emo, rappresentante di una nobile famiglia veneziana. Non è la prima volta che il Palladio viene contattato da facoltosi proprietari terrieri, che sanno di trovare il lui un architetto capace di coniugare finalità pratiche e celebrative. La circostanza è particolarmente favorevole perché la grande tenuta agricola di Fanzolo si trova in una zona rurale di centuriazione romana, regolata da tracciamenti ortogonali che si rivelano uno sfondo ideale per le ampie prospettive palladiane, sottolineate da filari di pioppi e dal disegno di viali e strade.
Villa Emo rappresenta un punto d’arrivo nella definizione dello schema architettonico della villa, dopo le significative esperienze di villa Badoer a Fratta Polesine e villa Barbaro a Maser.
Il complesso della villa comprende non solo la dimora e le sue adiacenze, ma anche il lungo cannocchiale e la zona agricola a nord, il giardino, definito da aiuole geometriche e viali decorati da statue a sud e, oltre la cancellata d’ingresso, la duplice schiera di abitazioni rustiche che forma il Borgo Brolo. La proprietà della villa conserva i confini originali, estendendosi fino alla via Postumia, antica strada romana, e l’orientamento della trama dei campi segue ancora la griglia della centuriazione, sottolineata dal duplice filare di cipressi.
La dimora padronale risalta su un alto basamento e ad essa si allineano due lunghe barchesse porticate che trovano conclusione in torri colombaie. Le barchesse erano gli edifici di servizio con varie funzioni – depositi, laboratori, alloggi ecc. – legate alla conduzione della proprietà agricola; il termine rimanda alla funzione originaria di rimessa per barche, dal momento che, spesso, le ville erano collacate lungo canali navigabili.
La facciata della villa con la sua composizione architettonica simmetrica, è di maestosa semplicità, con una loggia tetrastila d’ordine dorico sovrastata da un timpano triangolare con lo stemma familiare retto da angeli , opera dello scultore Alessandro Vittoria.
Il rapporto tra architettura e ambiente è gestito dall’architetto con eccezionale maestria: l’armonia d’insieme risalta sia nell’avvicinarsi alla villa, sia nel volgere lo sguardo tutt’intorno dalla sua loggia.
Gli spazi interni riprendono lo schema di facciata. Dalla loggia d’ingresso, mediante uno stretto vestibolo si accede al grande salone centrale, ai lati del quale aprono due stanze a nord e due a sud, divise da altrettanti vani di transito e dalla scala che porta al piano superiore. Alla stereometria e sobrietà degli esterni si contrappone una ricca decorazione interna, eseguita da Giambattista Zelotti che scandisce scenograficamente le pareti con finte architetture, all’interno delle quali rappresenta scene figurate su fondali bucolici ed esaltazioni delle arti e delle virtù, ispirate a temi mitologici e allegorici della tradizione romana e cristiana.
Nel 1565 la villa in tutto il suo splendore fu scenario del matrimonio di Leonardo Emo e Cornelia Grimani.
Negli ultimi decenni la villa ha ospitato numerosi personaggi illustri: reali inglesi, premi Nobel, scrittori e registi. E’ stata la sede di un evento teatrale, di uno stage internazionale di danza classica, di concerti e ha fatto parte delle scenografie di due film: il “Don Giovanni” di Joseph Losey e “Il Gioco di Ripley” di Liliana Cavani.
Per maggiori informazioni e foto: www.villaemo.org
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