Villa Barbaro a Maser

La Villa fu costruita da Andrea Palladio intorno al 1560 per Daniele Barbaro, Patriarca di Aquileia, e suo fratello Marcantonio Ambasciatore della Repubblica di Venezia, trasformando il vecchio palazzo medievale di Maser di proprietà della famiglia, in una splendida abitazione di campagna consona allo studio delle arti e alla contemplazione intellettuale. Ad occuparsi delle decorazioni, furono chiamati Paolo Veronese che nel ciclo di affreschi del piano nobile realizzò uno dei suoi capolavori, e Alessandro Vittoria, brillante allievo del Sansovino che curò le rifiniture a stucco di tutta la Villa. Nell’area della Villa sorge un museo delle carrozze e un tempietto sempre palladiano.

La Villa nel 1996 è stata dichiarata dall’U.N.E.S.C.O. patrimonio dell’umanità.

In asse con la strada pubblica, a pochi metri dalla Villa, fu edificato nel 1580, ultima opera del Palladio, il Tempietto che nelle intenzioni di Marcantonio Barbaro doveva fungere, oltre che da oratorio privato, anche da chiesa del villaggio. Costruito sul tema classico del Pantheon romano, fu la sola occasione offerta al Palladio di realizzare un chiesa in quella “forma rotonda” che egli riteneva ideale per gli edifici sacri.

Unica tra le Ville del Palladio la Villa di Maser ha conservato la sua vocazione agricola ed è rimasta inserita in uno splendido scenario naturale. Attualmente infatti, adiacente alla Villa, si trova la cantina che risale al 1850 e che fu costruita per volontà del proprietario di allora Sante Giacomelli. E’ organizzata su tre livelli: magazzino al primo piano, lavorazione delle uve al pian terreno, invecchiamento nel sotterraneo. Vengono lavorate esclusivamente uve provenienti dai vigneti di proprieta’ dislocati in zona collinare ed iscritti all’albo della denominazione di origine controllata “Montello e Colli Asolani”.

Il progetto per la costruzione della residenza di Daniele Barbaro, Patriarca di Aquileia, e del fratello Marcantonio, ambasciatore della Repubblica di Venezia, si deve ad Andrea Palladio che qui realizzò, fra il 1550 e il 1560, uno dei suoi più grandi capolavori trasformando il vecchio palazzotto medievale dei Barbaro in una raffinatissima residenza signorile.All’estro del Palladio si aggiunse quello di Paolo Veronese, cui fu assegnato il compito di provvedere alle decorazioni pittoriche, e quello di Alessandro Vittoria, autore delle sculture e di tutte le decorazioni in stucco degli interni. Nel concepire le forme della dimora, Palladio si rifà alle grandi residenze romane, da Villa Giulia a Villa d’Este. La villa si sviluppa infatti orizzontalmente, mentre il corpo centrale a due piani, che si proietta fortemente in avanti rispetto alle ali porticate, ricorda chiaramente nella facciata i templi dell’antichità. Quattro possenti colonne doriche sorreggono l’architrave e il timpano nel quale il Vittoria realizzò gli stucchi che riproducono il fastigio della famiglia Barbaro. Otto arcate si aprono in ciascuna delle due basse ali, le barchesse, il cui profilo si innalza però alle estremità, dove furono ricavate le due vistose meridiane che sovrastano il portico: un’alternanza di alti e bassi che rispecchia il paesaggio collinare circostante. Nel fianco della collina poi, fra vigneti e alberi d’alto fusto, Palladio fece scavare un ninfeo con una peschiera dalla quale, grazie a un sofisticato sistema idraulico, l’acqua raggiungeva gli ambienti di servizio e il parco. Un ricco giardino in forme geometriche fu ricavato nell’appezzamento di terreno antistante l’edificio, ma le aree verdi proseguono alle sue spalle, attorno alla fastosa esedra che chiude il ninfeo. Alle sculture del “giardino segreto” lavorarono Alessandro Vittoria, i suoi allievi e forse lo stesso Marcantonio Barbaro. Notevoli le proporzioni e la qualità architettonica del tempietto che si affaccia sulla strada: la cappella padronale doveva infatti ribadire il ruolo sociale della famiglia Barbaro, accogliendo anche gli abitanti del borgo di Maser. Qui Palladio si ispira evidentemente al Pantheon, specialmente nei pilastri che sorreggono la cupola, mentre la pianta centrale a croce greca viene combinata con la forma cilindrica della costruzione. Il prospetto è caratterizzato da un classico pronao, nello stile dei templi antichi, sormontato da due leggiadri campanili. Pare che lo stesso Palladio abbia lavorato alle decorazioni in stucco degli interni. Di certo questa fu l’ultima sua opera: la morte lo colse probabilmente a Maser, subito dopo il completamento dei lavori nel 1580. Una sobria eleganza, priva di eccessi sfarzosi, domina uniformemente all’interno di Villa Barbaro.

La fantasia e l’esuberanza del Veronese trionfano al piano nobile del corpo centrale, dove il pittore manierista realizzò un complesso ciclo di affreschi sui temi dell’armonia umana e universale, sicuramente concordati con i coltissimi proprietari della dimora. I dipinti, vivaci e luminosi, coprono le pareti e le volte, in un continuo gioco di rimandi, illusioni ottiche e prospettiche: finte porte, arcate, finestre e balaustre da cui si affacciano personaggi appartenenti alla stessa famiglia Barbaro, ritratti con sorprendente realismo, ma anche figure animali, mitologiche e divine.Nel proporre uno scenario architettonico alternativo al reale, Veronese fu tanto audace da guadagnarsi una malcelata ostilità da parte del Palladio. Una delle scene più celebri si ammira nella volta del salone principale: da un balcone immaginario, donna Barbaro Giustinian, moglie di Marcantonio, con la nutrice e i tre figli, accoglie gli ospiti.

In questa come in altre scene, fra cui l’immagine stessa di Paolo Veronese che si ritrae nelle vesti di cacciatore, è il brillante cromatismo dell’artista a dar vita alle illusioni. I colori animano le figure, conferiscono realismo ai paesaggi, al cielo e ai finti elementi architettonici. Combinandosi al genio del Palladio e all’estro del Vittoria, i dipinti del Veronese fanno della villa di Maser un capolavoro assoluto dell’ultima stagione del Rinascimento. Dalle sale del piano nobile, la visita prosegue nel giardino e nel Museo delle Carrozze, allestito in rustico alle spalle della villa che si raggiunge attraversando i rigogliosi vigneti della tenuta. Attorno alle carrozze originarie dei Barbaro si è costituita un’interessante collezione di mezzi di trasporto dei secoli scorsi. Aperta al pubblico è anche la cantina storica, che testimonia l’antichissima vocazione vinicola del luogo. Vini come i Doc del Montello e dei Colli Asolani, prodotti nella tenuta, invecchiano nel piano sotterraneo.

Maggiori info al sito: www.villadimaser.it

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