Della magnifica sinagoga eretta nel 1710 a Conegliano e trasferita pietra dopo pietra a Gerusalemme resta oggi solo la cronaca. Merita, invece, una visita il cimitero.
Storia di transiti, migrazioni, esodi. Ma insieme storia che muta le geografie, riedifica i luoghi, apre crocevia di nuove identità. Gli Ebrei e Treviso hanno un legame storico rituale, crudo e affascinante, violento e profondo. Ma questo non è il quadro delle recrudescenze, dei torti subiti. E’ uno sguardo sulla storia ebraica, che potrebbe essere un viaggio nei luoghi dell’erraticità giudaica sotto il cielo della Marca Trevigiana.
Proprio in un 29 dicembre, protratto lungo i giorni seguente, di un 1547, ad Asolo si promulgava il primo atto di giustizia contro una persecuzione ebraica. Un eccidio addirittura, di ebrei asolani, qui arrivati dopo l’espulsione da Treviso del 1509. Una data è a volte un cerino che si accende dentro una memoria opaca, e così Asolo, il luogo delle prose d’amore del Bembo, teatro di una violenza contro la disperazione che aveva trovato, nell’ebreo, una sembianza, è il punto zero di un viaggio dentro la memoria ebraica. Un viaggio volutamente fuori stagione. A Treviso e nelle principali città della marca trevigiana, soprattutto Conegliano e Vittorio Veneto, esiste dal Medioevo la più popolosa comunità ebraica del Nord Italia. Al turista che oggi chiedesse qual era il ghetto in città verranno indicate un complesso di case appoggiate al fiume, nell’immediata prossimità di piazza San Vito. Case verticali, slanciate, aggregate e quasi delimitate da due ponti che, durante la notte venivano chiusi. Ma gli Ebrei che dal 1300 abitavano Treviso vivevano soprattutto nella contrà del Duomo ed in Ripa Sant’Andrea ed il primo banco di pegno, di proprietà di Benedetto e Jacob e di Salomone di Norimberga è fissato da un proclama del podestà carrarese del giugno 1384. Il rimando alla storia è involontario.
Parlare di giudei in terra trevigiana nel Settecento è parlare di Lorenzo da Ponte, il geniale librettista di Mozart, morto a New York nel 1808, figlio di un pellicciaio cenedese, nato ebreo con il nome di Emanuele Conegliano. E proprio a Vittorio Veneto esiste un cimitero ebraico ben conservato, in via Roma, ai piedi di Ceneda. Meno affascinante invece la ventura del vecchio ghetto ebraico di via Manin, come denunciato dall’associazione Veneto Arte, che lancia un appello per il recupero. L’associazione vi organizza annualmente rassegne d’arte contemporanea, ma il luogo potrebbe diventare sede di molti altri eventi. Fino al 1964, i locali erano la sede della Sinagoga della comunità ebraica vittoriese, poi gli arredi sono stati smontati e trasferiti nel museo Israeliano di Gerusalemme. Sull’edificio è ancora visibile un’iscrizione ebraica e latina datata 1771.
Conegliano fu invece la città in cui gli Ebrei trovarono maggiore dignità. Una presenza ebraica a Conegliano è documentata dal diciassettesimo secolo e qui venne istituita una rinomata scuola per lo studio del Talmud. Della magnifica sinagoga di Conegliano, eretta nel 1701 e trasferita, pietra dopo pietra a Gerusalemme, resta solo la cronaca. Ma in città è ancora visitabile il cimitero ebraico, con accessi guidati regolarmente organizzati dal Comune. Il cimitero,cui si accede da viale Gorizia e che conserva ancora molta della sua dignità, fu utilizzato fino al 1882 circa. La storia,però, finisce poi sempre per parlare di delazioni e violenze.
Un consiglio per l’approfondimento delle cronache legate al Novecento è il saggio “La storia della persecuzione degli ebrei in provincia di Treviso”, raccolta dall’Istresco e firmata da Ivo Dalla Costa, Roberto Pignatiello e Federico Maistrello. In esso anche il racconto della persecuzione a Bruno Lattes, insigne giurista fuggito a Zurigo e tornato a morire nella sua villa di Istrana e a Sara Rosenthal moglie del violinista Guido Böhm, nascosta a Conegliano in casa Fenzi sotto falso nome, tradita, spogliata dei suoi beni e mandata a morire a Ravensbrück.
Articolo di Elena Filini per www.gazzettino.it