San Polo di Piave – itinerario turistico

Provenendo da Oderzo, poco dopo Ormelle, si intravede sulla sinistra della strada provinciale l’antica chiesetta di San Giorgio, forse il monumento storico più significativo e degno di nota nel territorio di San Polo di Piave. E’ posta su un rialzo naturale del terreno presso la strada romana “tridentina”, in una zona di notevole interesse archeologico. Numerose le testimonianze e gli affioramenti di materiale romano, risalenti presumibilmente al II° secolo dopo Cristo, tra i quali alcuni tratti di acquedotti che convogliavano da più punti l’acqua delle risorgive verso Oderzo.

La chiesetta presenta un ciclo di affreschi di notevole valore artistico del pittore Giovanni Di Francia. Molto famosi i due quadri superstiti della storia di San Giorgio, il primo ed il quarto e l’Ultima Cena nella quale i commensali mangiano gamberi di fiume e bevono vino rosso, due peculiarità tipiche di questa zona, ancora oggi apprezzate. Vicino alla chiesa è situato un antico palazzo di fattura secentesca, oggi alquanto dimesso, abitazione nel secolo scorso della famiglia Cesana con adiacente una filanda.

Proseguendo per Via San Giorgio, si arriva al Capitello delle Sette Strade, tipico esempio di devozione popolare delle nostre campagne posto all’incrocio di più strade; recentemente è stato ridipinto dal pittore di origini sampolesi Padre Franco Verri, dei Giuseppini del Murialdo. Nelle quattro nicchie sono affrescati San Giorgio che uccide il drago, la Madonna con il Bambino, San Paolo con la daga, quest’ultima simbolo delle sue epistole “taglienti come la lama della spada”, mentre nell’ultima troviamo un crocifisso opera giovanile dello scultore Gianni Aricò.

Dal capitello inizia la via Guizza che conduce al Tempio votivo della Beata Vergine di Lourdes, consacrato l’11 febbraio 1923 per un voto fatto alla Madonna a causa delle continue grandinate.

Nel centro di San Polo di Piave, si nota subito l’imponente complesso dell’Agenzia Agraria dei Connati Papadopoli, oggi proprietà Giol, con le famose cantine dove il vino è tuttora invecchiato in botti di rovere. La proprietà fondiaria era costituita da molte grandi case coloniche, ognuna individuata con il proprio nome e con lo stemma dei Papadopoli, edifici che ancor oggi incontriamo lungo le vie di campagna di San Polo. L’effige araldica della fenice risorta dello stemma dei Connate Papadopoli è stata riportata in questi anni sulle etichette delle bottiglie di vino di numerose cantine private, per identificare il luogo di provenienza dei prodotti. Poco oltre l’Agenzia Agraria, si apre Piazza Nicolò Papadopoli, intitolata il 1°_maggio 1922 alla memoria dell’illustre Senatore del Regno e benefattore del paese; è uno scenario unico e stupendo sul quale si affacciano il Castello, il Palazzo Bertoni, oggi sede Municipale, il Palazzo Gabrieli e la Chiesa Arcipretale,intitolata alla Conversione di San Paolo.

Il Castello, con il grande parco realizzato attorno al lago, era la residenza di campagna della famiglia Papadopoli che aveva il suo palazzo sul Canal Grande di Venezia, vicino al ponte di Rialto.

La struttura attuale risale al 1865, progettato con uno stile del tutto particolare, con alti pennacoli che richiamano Venezia, ma ancor di più l’origine orientale della famiglia. Incendiato al termine della Grande Guerra, fu acquistato e ricostruito nelle parti interne dal signor Giovanni Giol, originario da Vigonovo di Fontanafredda; emigrato prima in Austria e poi in Argentina, aveva realizzato in società con il cognato Giovanbattista Gargantini di Lugano una delle più grandi aziende vinicole del mondo denominata “La Colina de oro” a Mendoza, maggiore azienda agricola della Provincia di Treviso con tenute anche a Gorgo al Monticano e Ceggia.
Riaprì in San Polo la filanda, uno dei primi opifici industriali che dava lavoro a molte giovani donne provenienti anche dai paesi limitrofi, continuando una tradizione iniziata nel secolo precedente dalla famiglia Mioni.

Di fronte al castello ed adiacente al Municipio è posto l’antico Palazzo Gabrieli, poi Aliprandi ed attualmente alla famiglia Andreetta, unica facciata affrascata conservata in San Polo dalla distruzione della Grande Guerra e restaurata recentemente.

“…… i Gabrieli, avevano ambizioni anche maggiori, giacché di generazione in generazione custodivano in seno della loro famiglia con religione e rispetto invidiabili la credenza di discendere in linea retta niente meno che dall’Angelo Gabriele ……”,

così si racconta in un testo del secolo scorso ed infatti questo “Angelo” progenitore fu riportato anche nel loro stemma (porta d’oro con una fascia a tre ordini di scacchi d’oro e d’azzurro, lo scudo è d’ordinario sormontato dall’angelo).
Tale illustre capostipite sarebbe stato affrescato sicuramente nella facciata del palazzo, a significare tanta nobile discendenza; per non incorrere negli strali e scomuniche ecclesiastici per la profana presunta paternità, il pittore raffigurò presumibilmente l’anello di congiunzione fra il mondo terrestre e quello celeste, cioè Adamo ed Eva che non essendo mai stati venerati come santi, potevano esser benissimo raffigurati all’esterno di un Palazzo anche se questi erano a simbolo di una discendenza del tutto particolare. Eva è nell’atto di porre la mela ad Adamo, mentre con l’altra mano nasconde la propria nudità, nel preciso momento in cui s’accorge di essere nuda. Ha già commesso il peccato originale, causando la condanna della sua discendenza alla vita terrena (subito dopo seguirà la cacciata dal Paradiso Terrestre); non è casuale che Eva giri le spalle alla Chiesa Parrocchiale.

Travagliata la storia della Chiesa intitolata alla “conversione di San Paolo” e del suo campanile in questo ultimo secolo: ampliata nel primo decennio, fu danneggiata, riparata ed in parte ricostruita nel primo dopoguerra.Purtroppo nel corso delle vicende belliche ha perso gran parte del suo antico patrimonio artistico; degni di una visita sono il pregevole fonte battesimale del XIV° secolo e le due pale degli altari laterali, quella della “S.S.ma Trinità” che è l’unica tela salvata dalla parziale distruzione del tempio durante l’indicazione del 1917-18, e “La sacra famiglia con Sant’Antonio da Padova, San Francesco e San Carlo Borromeo” che, ritenuta di autore anonimo, è stata recentemente attribuita al pittore Pietro Damini da Castelfranco.
Proseguendo per la strada provinciale, che affianca il parco del castello, sulla sinistra inizia il Viale della Rimembranza che ricorda i caduti della Grande Guerra e che ci conduce alla località Caminada, di nuovo sul tracciato dell’antica strada romana.La chiesetta attigua al Cimitero è dedicata alla “Natività di Maria” che si festeggia l’8 settembre, all’interno vi è un bellissimo affresco del XV° secolo fonte di grande devozione popolare denominato “La Madonna della Caminada”.All’ingresso vi è una acquasantiera, il cui basamento è una colonna preromana ritrovata alcuni decenni fa nei campi attigui. In questo luogo, fin dal XII secolo, si svolgeva una delle più importanti fiere annuali, con principale commercio di legnami e tavole. Presso la località Caminada, la strada tridentina era intersecata perpendicolarmente da una via ongaresca che, passando per Rai, scendeva al Piave.

Lasciata la Caminada, sul tragitto di questa antica strada, arriviamo al parco Gambrinus, dove nasce il fiume Lia da polle risorgive. “Fermati passeger un momento, se dal Gambrinus vuoi parti contento” così diceva una scritta all’esterno dell’antica trattoria all’inizio di questo secolo, ma che riteniamo valida tutt’oggi.

Sulla via dell’ongaresca incontriamo sulla sinistra l’Oratorio del “Liberatore” posto sul confine fra le Parrocchie di San Polo e di Rai ed adiacente al seicentesco Palazzo Zuliani. Proseguendo, arriviamo a Rai, che conserva ancor oggi il tipico aspetto dei borghi delle nostre campagne, con l’agglomerato sorto intorno alla chiesa parrocchiale.

Sullo sfondo i resti della torre, fonte nel passato di innumerevoli disquisizioni sulla sua origine romana o medioevale. Gli studi più recenti l’hanno identificata come residenza di un ramo della famiglia Da Camino.
Poco lontano si trova un altro edificio di grande interesse storico ed artistico, la chiesa del Carmine con adiacente la Casa Convento, facenti parte di un complesso claustrale di padri carmelitani.

Sul portale d’ingresso vi è lo stemma dei Collalto, famiglia comitale che possedeva parte dei terreni di Rai. Terminato il nostro giro turistico nel Comune di San Polo di Piave, da Rai si può far ritorno per tempio di Ormelle, con una visita all’antica chiesa dei Templari.

articolo tratto da www.comune.sanpolodipiave.tv.it

Condividi
Facebook
WhatsApp
Twitter
Telegram
Potrebbe interessarti

Iscriviti alla Newsletter!