Portobuffole’, al confine tra Veneto e Friuli, è un gioiello
ricco di storia come testimoniano affreschi, ponti e palazzi
Un paese-gioiello sulla linea di confine fra Treviso e Pordenone, concentrato in cinque chilometri quadrati per secoli lambiti da un fiume che ora ha smesso di portare commerci e alluvioni, anche se restano i ponti su quello che fu il suo alveo, oggi ricoperto da un manto erboso. Questa per i Romani fu Septimum de Liquentia, paese di agricoltori e pescatori sull’ansa del fiume a sette miglia da Opitergium (Oderzo), che poi divenne Portus Buvolendi, ossia porto canale (bova in latino medievale), oppure Portus Bufolendi (porto delle bufaline, barche usate per il trasporto fluviale delle merci), quindi una ricca cittadina mercantile medievale con un castello con sette torri e poi un’importante podesteria della Serenissima. Infine, dopo un lungo declino ottocentesco, le guerre e le alluvioni del Novecento – che la deviazione della Livenza del 1913 non bastò a impedire – oggi è la splendente Portobuffolè: borgo dove l’acqua ha disegnato la storia e dove la storia si legge nelle geometrie delle strade e delle piazze, nei decori di antichi palazzi e nell’orgoglio con cui la custodiscono poche centinaia di abitanti.
Immergersi nel passato. Attraversare il ponte in pietra che immetteva alla Porta Trevisana, distrutta nel 1918 dalle truppe austroungariche durante la ritirata, è già un’immersione nel passato per ammirare subito la singolarità del borgo in piazza Beccaro, dominata da antiche dimore riccamente affrescate. Poco più avanti s’incontrano la grazia e la semplicità della casa di Gaia da Camino, con i suoi decori di foggia quattrocentesca, quindi postuma alla sua celebre inquilina morta nel 1311. Gli affreschi all’interno (quattrocenteschi), sono di vivacità quasi moderna e raccontano il loro tempo con figure di principi e città fortificate, torri, palazzi e paggi in conversazione.
A casa di Gaia. Le date non mentono: Gaia visse molto probabilmente tra queste mura, ma la sua casa non era così come la vediamo oggi. Sembra che le sue decorazioni volessero omaggiare la figura di questa donna trecentesca emancipata, mecenate di grande bellezza, cultura e intelligenza che fu anche un’autorevole figura nelle questioni politiche e una delle prime poetesse in lingua provenzale, citata da Dante nel Purgatorio. I pareri storici su di lei si dividono in chi la ritrae come donna viziosa e dissoluta, chi come pia e morigerata: una figura affascinante e misteriosa,della Portobuffolè che fu centro di letteratura cortese e cavalleresca. Ma il mistero potrebbe anche essere di facile soluzione: pare che nella famiglia da Camino vi fossero due donne di nome Gaia, dalle vite assai diverse tra loro.
Nel cuore del borgo. Pochi passi tra strette vie dal fascino antico conducono in piazza Vittorio Emanuele II (ma rimasta nella memoria collettiva Piazza Maggiore), da sempre residenza dei pubblici uffici e delle famiglie più rappresentative, come evidenziano i bei palazzi di epoche diverse che la contornano, tra i quali spicca il Palazzo Pretorio in stile rinascimentale che sulla piazza apre il suo loggiato con eleganti finestre a sesto ovale. È un rifacimento dell’antico Fontego (deposito) del grano e del sale (per il quale era attiva anche una presidiatissima Dogana) e che ospitava anche i banchi di cambio, le botteghe e gli alloggi dei mercanti che giungevano nell’attiguo porto di Porta Friuli.
Gli ebrei a Portobuffolè. Accanto al Palazzo Pretorio sorge il Monte di Pietà, istituito dai Veneziani come magazzino di oggetti di pegno con i beni confiscati alla comunità ebraica, bandita dalla città nel 1480 in seguito alla condanna (rivelatasi poi ingiusta) di alcuni di loro, accusati d’infanticidio e arsi vivi in Piazza San Marco. Gli ebrei avevano realizzato a Portobuffolè un istituto di credito che affiancava i fiorenti commerci e avevano eretto anche la loro Sinagoga, che nel Cinquecento fu trasformata nell’attuale Duomo intitolato a San Marco. Accanto sorgeva l’abitazione dell’Arcisinagogo, sulla cui parete esterna si scorgono i resti di quello che era il muro di cinta del Ghetto, dove una targa in ebraico ricorda la tragica cacciata.
Un leone “rivoluzionario”. Dalla piazzetta del centro storico si arriva al “Toresin” che sormonta Porta Friuli, principale via d’accesso alla città fortificata tramite l’omonimo ponte settecentesco in pietra cotta che sostituì il ponte levatoio dell’originario castello, accanto al porticciolo commerciale. Sull’arco esterno della torre, un Leone di San Marco inneggia ai “diritti e doveri dell’uomo e del cittadino”, segno evidente del passaggio della Rivoluzione Francese, mentre sul lato destro del ponte sono visibili i resti delle antiche mura della città medievale, con incassata una piccola Bocca della Verità di origine romana.
La “slondrona”. Leggende e studi, indagini e curiosità circondano da molto tempo una galleria sotterranea di due metri di larghezza, quasi tre d’altezza e una cinquantina di lunghezza fino a oggi scavati dalla botola di accesso lungo le antiche mura, poco lontano dal Fontego. Familiarmente chiamata “Slondrona”, è l’antico tunnel sotterrano che collegava i due porti della città. Al suo interno, gradoni di legno, lastricato in pietra d’Istria e bocche di lupo che hanno permesso, nei secoli, tanti diversi usi, come ad esempio quello di sfogo per le tubature fognarie. Ma che presenta aspetti importanti e diversi da quelli di simili manufatti già noti in altri centri, la cui interpretazione continua ad appassionare gli studiosi.
Touring Club Bandiera Arancione e Club dei Borghi
Portobuffolè è tra i nove comuni veneti che si fregiano della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, marchio di qualità turistico ambientale destinato alle piccole località dell’entroterra che si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità. Appartiene inoltre al Club dei Borghi più belli d’Italia, grazie alla sua eccellente integrità storica.
Un po’ di storia
La Torre Civica e la prigione La millenaria Torre Civica, con i suoi quasi 30 metri di altezza, è la sola rimasta delle sette torri che un tempo fortificavano il Castello, anche se le medievali merlature sono state sostituite da fregi cinquecenteschi che ne ingentiliscono la massiccia struttura. Nei pressi del meccanismo dell’orologio, rinnovato nel 1879, si trovava un foro da cui venivano calati i condannati nella sottostante prigione, attiva fino all’inizio del Novecento. Oggi è sede del Museo della Civiltà Contadina dell’Alto Livenza e, dalle antiche finestre e feritoie, offre anche un magnifico panorama che ripaga ampiamente della fatica della salita. Solo su prenotazione.
Il Museo del Ciclismo – Casa Gaia Da Camino
Da queste parti il ciclismo è passione pulsante e pratica agonistica ben radicata. Dal 1995 gli spazi di Casa Gaia Da Camino ospitano il Museo del Ciclismo “Alto Livenza”, dedicato a due grandi ciclisti della vicina Sacile: Giovanni Micheletto (1889-1958), vincitore del 4° Giro d’Italia con la mitica Atala, e a Duilio Chiaradia, (1921-1991), primo grande cineoperatore della Rai e inventore della ripresa televisiva sportiva, in particolare di
quella ciclistica, che gli meritò la fama di “scrittore per immagini”. Da allora la collezione è notevolmente aumentata, con cimeli di sempre maggior pregio. Attualmente, è uno dei più importanti musei italiani dedicati al ciclismo.
La sartoria di Barbie
Le ex scuole elementari di Portobuffolè ospitano, dal 2015, la singolare mostra permanente di centinaia di creazioni sartoriali a misura di Barbie. È il coloratissimo Atelier della Barbie, dove si ammirano abiti e accessori che raccontano tempi, mode, personaggi e tendenze grazie agli abiti di alta sartoria, riprodotti nei minimi dettagli per la bambola più famosa di sempre dalla signora Grazia Collura. Si può visitare, spesso con la guida della creatrice di questa collezione di pazienza, passione e abilità, il mercoledì e sabato dalle 14 alle 15.30, e anche tutta la giornata durante i Mercatini dell’Antiquariato (ingresso libero). Aperto anche su prenotazione: tel. 0422.850020
Da non perdere
Il mercatino di Antiquariato e collezionismo
La seconda domenica di ogni mese il centro storico di Portobuffolè si anima con il Mercatino dell’Antiquariato e del Collezionismo: oltre 200 espositori danno appuntamento agli appassionati che riconoscono nella manifestazione uno dei riferimenti più qualificati per trovare oggetti di antiquariato, cose vecchie e usate, fumetti, libri, stampe e oggetti da collezione. L’atmosfera del borgo fa il resto.
Arrivare a Portobuffole’
L’uscita autostradale più comoda per arrivare a Portobuffolè è quella di San Donà-Noventa lungo la A4. Si prosegue poi sulla SP83 fino al centro di Ponte di Piave, da cui si continua lungo la SP53 fino a oltrepassare Oderzo. A questo punto si guida sulla SP50 senza deviazioni fino a destinazione. Portobuffolè non è servita dalla linea ferroviaria, ma è raggiungibile con le autolinee Atvo da Oderzo, Pordenone e Sacile.
articolo di Marina Grasso per www.tribunatreviso.it del 16.03.2017