Figo Longhet di Tarzo o Figo Moro

A tempo immemorabile a Tarzo, lungo i pendii meno adatti alla semina, è diffusa la coltivazione del “Figo Moro”, chiamato appunto “Longhet”. Gli arbusti non richiedono particolare cura e crescono nelle zone più impervie, dove risulterebbe difficile la coltivazione di altri alberi da frutto.

Peculiarità dei piccoli frutti di questi alberi sono la forma allungata, la buccia di colore marrone-violaceo e la polpa particolarmente tenera e profumata, più dolce e di miglior qualità rispetto alle altre specie. E’ un frutto “completo”, ricco di zucchero, energetico, mineralizzato (contiene ferro, fosforo e calcio) e vitaminico (A, B1, B2, PP e C). Il “longhet de Tarz” può essere consumato sia fresco che essiccato. Molteplici, inoltre, sono gli impieghi in cucina: nei dolci, nelle marmellate, in un agrodolce abbinamento con affettati e formaggi, oppure nella grappa.
Per le sue caratteristiche, il “figo longhet” necessita di una filiera corta. La sua distribuzione dovrebbe avvenire direttamente nel luogo in cui viene prodotto, andando a favore degli stessi coltivatori locali e creando un legame molto stretto con il territorio.

Per saperne di piu’:

Figo Moro, Figomoro, Figo Longhet

La coltivazione del fico nero, localmente chiamato Figomoro, è diffusa da tempi remoti. Il particolare microclima dell’area pedemontana, collocata a ridosso tra le Prealpi e la pianura veneto-friulana, la diversità dei sali minerali del sottosuolo, tra cui tanto calcare, potassio e magnesio, oltre alla collocazione delle piante in declivi decisi, conferiscono ai frutti della zona irripetibili caratteristiche qualitative ed organolettiche, e tali comunque da renderlo famoso e ricercato. Il suo pregio è storicamente riconosciuto, tanto d’aver costituito un’importante disponibilità alimentare per le sue doti energetiche e medicali, soprattutto in tempi di carestie o “difficili”.

Il fico nero e’ caratterizzato da forma molto allungato rispetto al comune e da polpa tenera, sapida e notevolmente più dolce rispetto alle altre specie note.

Descrizione sintetica del prodotto

Pianta: tronco a scorza liscia grigio chiara, rami grossi solitamente contorti, foglie grandi, scabre e coriacee . Se lasciato crescere naturalmente non si eleva molto dal terreno arrivando intorno ai 3/3,5 metri.
Si adatta particolarmente al terreno asciutto dei declivi. E’ nota l’estrema facilità di radicazione della pianta, tanto da aver generato, in luogo, un detto popolare “se pianti un ramo il giorno di S Marco, dopo quattro anni ne mangerai il fico”

Legno: bianchissimo, si scoscia facilmente, soprattutto nei pressi delle diramazioni, e teme le temperature fredde.

Foglia: di colore verde brillante, rugosa e scabra, ha il perimetro mai lineare, risultando un continuo succedersi di elementi curvi spezzati sia concavi che convessi. E’ normalmente formata da 5 lobi con grosse nervature

Frutto: molto allungato rispetto al comune. Matura in circa 30/35 giorni con un frutto mediamente del peso di circa 30/50 gr per frutto. Generalmente una pianta – in produzione da oltre 5 anni – nell’arco di una stagione può dare dai 70 ai 100 kg di prodotto in base alla sua età. Gli zuccheri oscillano intorno al 15%, mentre il contenuto in fibra è del 3%.

Buccia: inizialmente di colore verde chiaro, cambia colore per diventare marrone-violacea tendendo sempre più al blu e quindi al nero, man mano che aumenta la maturazione o addirittura l’essiccazione sul ramo. Nello stesso processo di maturazione, la buccia tende a divenire sempre più morbida e sottile. Questa, al momento della raccolta, è molto tenera e delicata e si rovina con estrema facilità.

Polpa: tenera e sapida, di un intenso colore rosso cardinale, particolarmente profumata al momento della maturazione, è notevolmente più dolce e di miglior qualità rispetto alla maggior parte delle altre specie note.

Maturazione: avviene in due momenti, per due fioriture abbastanza vicine tra loro, chiaramente distinguibili sullo stesso ramo. Per i fichi nati in giugno, – “FIORONI”, più grandi, belli da vedere ma meno saporiti- si arriva alla raccolta verso la prima metà di luglio, mentre la seconda, molto più abbondante, con prodotto più piccolo, più scuro di buccia, e molto più gustoso, inizia verso la metà agosto, metà-fine settembre. Essa è influenzata dall’andamento della stagione ma soprattutto dalle piogge che possono cadere nel periodo della maturazione e che ne inducono un’accelerazione o addirittura all’esplosione dell’ostiolo.

Descrizione delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura

E’ il punto più delicato dell’intero ciclo, va eseguita meticolosamente ed assolutamente a mano, pezzo per pezzo, staccando l’intero picciolo, e non rovinando in qualsiasi modo la buccia, sulla quale la presenza di una sola rottura in lunghezza che cicatrizza spontaneamente (sui fioroni) ne garantisce l’esatta maturazione. Il prodotto deve essere posizionato verticalmente in raccoglitori di facile aerazione. La conservazione è possibile solo per breve tempo e si può prolungare per un massimo di 2/3 giorni prima dell’avvio alla vendita, in frigoriferi a temperatura di 4 o 5 C° e umidità relativa e 90%. Le produzioni legate ad antiche ricette locali sono molto apprezzate dal mercato oltre che per il facile abbinamento a qualsiasi cibo anche per la certezza della superiore qualità proposta. Questa trasformazione però, risulta particolarmente delicata essendo un frutto molto ricco in zuccheri che, se non raccolti al momento giusto, danno luogo ad acidità.

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