Dolomiti, trekking dedicato al Piave
Marcia nel Canale del Mis o tra Feltre e Belluno.
Lungo il fiume
Belluno. Una via liquida collega le Alpi all’Adriatico attraverso le Dolomiti. È il Piave, nel 2014 candidato a diventare patrimonio Unesco, grazie al suo paesaggio fisico e culturale. Ci credono, da queste parti, alla forza delle loro acque, come facevano gli zattieri che portavano legname e merci lungo le veloci correnti dal Cadore a Venezia. Il progetto Unesco è il segnale: i bellunesi stanno rivalutando la risorsa fiume. Lo testimoniano la battaglia per la conservazione delle acque della Val Canzoi e la riscoperta del valore dei laghi artificiali. Un esempio? La riapertura dell’antico sentiero del lago del Corlo, vicino ad Arsiè, nel 2012. Pare un fiordo in miniatura e in questo periodo, giurano, si vedono i cervi. Chi cerca silenzio e vuole camminare a bassa quota può seguire il filo delle acque e ascoltarne il suono che racconta le storie degli uomini che hanno viaggiato tra montagne e pianura, artisti come Tiziano e Brustolon, boscaioli, minatori, partigiani.
Attorno a Belluno, i contadini hanno appena archiviato l’ultimo fieno. Se l’obiettivo del viaggio è riscoprire il Piave, presto si viene catturati dalle valli laterali, ognuna è una scoperta. Caorame, Mis e Cordevole, limpidi affluenti, hanno tagliato le Dolomiti Bellunesi, creando pareti vertiginose.
L’antipasto è la facile gita ai Cadini del Brenton, adatta a tutti, nel Canale del Mis. L’ampio sentiero porta a una sfilata di vasche scavate nella roccia chiara dal torrente Brenton. Posto da elfi, e l’acqua che risuona cadendo da una marmitta all’altra si può bere. Una cascata potente è quella della Soffia, raggiungibile in pochi minuti oltre il ponte sul Mis. Molto più in alto c’è la cascata del Ferùch, un mito per torrentisti esperti con la sua verticale di 100 metri. Un record anche in un posto dove rii e canyon non mancano. Sono 46 le gole del Bellunese, qualcuna davvero spettacolare come il Brent de l’Art sopra Trichiana. Una giornata intera — e ne vale la pena — ci vuole per la Via degli Ospizi. Si segue il Cordevole con lo spirito dei viandanti, lungo l’antico percorso tra la Valle del Piave e l’Agordino, toccando gli ospizi medievali. La novità è il Cammino Gregoriano, una via ancora da segnalare che segue il Piave su stradine e mulattiere tra Feltre e Belluno. Sono 40 chilometri da fare a piedi e in bici in due giorni, poi si torna in treno. È possibile risalire tutto il Piave dalla foce a Cortellazzo alle sorgenti sopra Sappada: l’ha fatto il gruppo “Perdipiave” camminando per 170 chilometri. Ci sono voluti tredici giorni e un po’ di fatica, ma si scoprono meraviglie.
Articolo del 15/10/2014 di Valentina Scaglia per RViaggi di www.repubblica.it