Natura stupefacente ai Brent de l’Art a Trichiana (BL)
Comprenderne il nome non è semplice, visitarli è un incanto
A Trichiana una meraviglia di colori, forme e storia
Articolo di Marina Grasso per www.tribunatreviso.it
Una gola angusta e tortuosa che svela pareti levigate e stratificate colorate di varie tonalità di rosso, bianco, verde e grigio. Una spaccatura profonda nel cuore della montagna dove il silenzio è percorso dal rumoroso scorrere del torrente, che aggiunge il suo azzurro acceso a un incredibile scenario costruito dalla natura e scolpito dall’acqua. Una seducente immersione nella storia geologica delle Dolomiti, tra i Brent de l’Art.
Le inondazioni dell’Ardo. Così suonerebbe in lingua italiana il nome di questo suggestivo canyon. Perché “Brent” in Valbelluna indica un torrente che scorre in fondo a una valle profonda, da cui il termine “Brentana“ che identifica la piena del corso d’acqua. “Art” è invece il nome dialettale del torrente Ardo, che nasce dal monte Schiara e dopo una corsa di 12 chilometri sfocia nel Piave a Belluno nei pressi di quello che fu il porto fluviale della città, Borgo Piave.
Un incanto da scoprire. Arrivare ai Brent è abbastanza semplice anche per chi non è particolarmente allenato, ma il luogo è piuttosto carente di indicazioni, forse anche per il desiderio di lasciare intatto questo scenario quasi onirico dove, tra l’altro, anche numerose specie di volatili hanno scelto di riprodursi o di sostare durante le migrazioni, e dove non è inconsueto incontrare marmotte, scoiattoli, lepri alpine, volpi e cervi. È anche in gestazione un piano per rendere i Brent più facilmente fruibili con opere che resteranno, comunque, in armonia con il luogo, ma – intanto – per raggiungerli bisogna dotarsi di un po’ di pazienza e della consueta dose di prudenza che deve accompagnare ogni escursione alpina. Dopo aver parcheggiato l’auto negli spazi allestiti a Calcherola, si prosegue a piedi e al primo bivio si prende la strada che scende a sinistra e che diventa presto un sentiero a gradoni, lungo il quale si trovano cartelli illustrativi della ricca flora e fauna del luogo e che in pochi minuti di discesa porta al ponte Brent, quindi all’imbocco del Brent Grande.
Uno sguardo dal ponte. Un tempo, il ponte era anche il collegamento tra la parte alta di Mel e Trichiana, nonché la via di accesso alle “calchere”, le fornaci per produrre la calce. Distrutto dalla piena nel 1966, fu ricostruito solo una decina d’anni fa (ecco un’altra ragione per cui il luogo è ancora poco conosciuto) e oggi è soprattutto il luogo da cui ammirare l’imboccatura del Brent Grande con i suoi colori e le sue forme scavate, secolo dopo secolo, dal torrente. Si presume che l’opera di scavo naturale più importante sia durata dai 10 mila ai 15 mila anni, in coincidenza con il disgelo dopo la fine della glaciazione wurmiana (8.000-10.000 anni prima di Cristo). Ma non è raro trovare sulle anse più strette e curve molti sassi ruvidi di forma quasi sferica: sono quelli che vorticano in cerchio sulle pareti dei Brent e continuano a modellare le strette valli rocciose, amplificando notevolmente il riecheggiare dello scorrere del torrente.
I colori della storia. Sulle sfaccettature del canyon si può leggere l’azione dell’Ardo che ha inciso la scaglia cretacea, come una mappa geologica del tempo. La “Scaglia Rossa” cretacea è la roccia formatasi nel Cretaceo Superiore (90- 65 milioni di anni fa) da calcari argillosi e marne che hanno creato un materiale facilmente erodibile ma con una buona stabilità verticale, presente sui Brent de l’Art sugli strati superiori nei toni del rosso, con un lieve rosato creato da piccole parti di ossido di ferro. La “Scaglia Cinerea” è invece presente nella parte inferiore, ed è formata da calcari argillosi e marne grigio cenere. Ma se questa è la scala dei colori, è poi la luce delle diverse ore del giorno e delle diverse stagioni a conferire all’insieme una straordinaria varietà di tonalità dalle sfumature infinite.
Verso Val di Botte. Da ponte Brent, si possono vedere ancora altri orridi e formazioni rocciose, seguendo la mulattiera che porta a Val di Botte lungo la quale s’incrocia un affluente dell’Ardo: risalendolo si giunge a un Brent molto stretto e particolare, il Brent della Val di Botte, quindi a un altro Brent, situato a valle della Val Crosentana. Per chi non se la sente di affrontare il percorso, le forre del Brent della Val di Botte si possono anche vedere dall’alto, ritornando indietro alla mulattiera e prendendo la strada a destra in direzione Val di Botte: il sentiero sale a destra dell’Ardo per circa 70 metri, e non appena il fondo ghiaioso diventa lastricato, si possono ammirare gli orridi dall’alto (sempre prestando molta attenzione e non sporgersi troppo).
Anche in automobile. Altri Brent possono essere ammirati semplicemente scendendo dalla macchina: sono quello di Confos, che si apprezza dal ponte delle Valli, e quello di Campedei, situato sotto il ponte delle Donne (che in realtà è un complesso di tre ponti di epoche diverse), sempre a Trichiana.
Meglio con una guida. Sono molteplici le possibilità di visite e di escursioni ai Brent, sia in estate sia in inverno. Per chi non è esperto il consiglio è quello di fermarsi in prossimità del ponte, prima del quale si trova anche una bacheca informativa (e una curiosa cassettina postale che contiene un libro degli ospiti che invita a descrivere le sensazioni suscitate dalla visita). Per compiere escursioni più avventurose è consigliato essere ben addestrati alla montagna, oppure rivolgersi ad una guida. È il modo più sicuro per visitare la zona senza rischi e apprezzandone tutta la storia. Per ogni altra informazione relative alla visita ai Brent, si può anche far riferimento alla Pro Loco di Trichiana, costituita da volontari che amano e conoscono profondamente il territorio e ne condividono volentieri la bellezza con chi sa apprezzarla.
Lo spettacolare panorama offerto dai Brent de l’Art dove lo scorrere millenario dell’acqua ha scavato nella roccia forme e colori. Nelle foto alcune vedute del paesaggio che può essere goduto da tutti purchè con prudenza e con il giusto equipaggiamento.
Passeggiata semplice… ma occhio alle scarpe
I canyon dei Brent de l’Art si raggiungono a piedi, attraverso un sentiero a poche centinaia di metri dal parcheggio in località Calcherola, nei pressi di S. Antonino di Tortal, frazione di Trichiana (mezz’oretta d’auto dall’uscita Belluno dell’A4). È una passeggiata semplice, ma gli ultimi tratti (con gradini e parapetti) sono ripidi e un po’ scivolosi: sono necessari abbigliamento e calzature da escursionismo.
A piedi e a nuoto per i più allenati
Per i più indomiti (e meno freddolosi) i Brent de l’Art sono, d’estate, anche il luogo ideale per il canyoning d’esplorazione, ossia per percorrere il tragitto a piedi e a nuoto, rigorosamente muniti di muta, casco, salvagente, calzature adeguate e accompagnati da una guida alpina specializzata. È un modo avventuroso sia di visitare le gole ammirando scenari inediti tra acque color smeraldo e rocce multicolori di un autentico monumento geologico ed ecologico delle Prealpi bellunesi, ma anche di avvicinare questo sport avvincente (e non estremo, solo molto avventuroso) in un ambiente severo ma senza particolari difficoltà e ostacoli ambientali.
In Inverno
Quando il ghiaccio dà spettacolo
Affascinante e fresca d’estate, l’escursione ai Brent d’inverno diventa ancor più entusiasmante. Soprattutto se il freddo è lungo e intenso, e il corso d’acqua si trasforma in uno spesso strato di ghiaccio. Riservata solo agli esperti adeguatamente equipaggiati è una passeggiata sul letto ghiacciato dell’Ardo, che nelle annate più fredde consente di attraversare per intero il Brent Grande fino alla spettacolare Marmitta d’uscita tra bianche colate di ghiaccio. Magnifico, nei periodi di ghiaccio, anche il Brent Rizzo con le sue gole strette dove non è infrequente che gli esperti taglino con la motosega il ghiaccio per aprire straordinari passaggi.
Un ambiente speciale a misura di sportivo
Oltre ai Brent de l’Art, tutta l’area di Trichiana è una zona ambientale di grande interesse, con le zone umide di Pranolz e Busnador e l’area fluviale del Ponte di San Felice percorsi da sentieri per mountain bike e nordic walking.
Articoli di Marina Grasso per www.tribunatreviso.it del 20.07.2017
Le foto di corredo sono di Davide De Bona